ALOPECIA ANDROGENETICA – La dermatologia dei capelli
L’alopecia androgenetica è di gran lunga la più diffusa causa di perdita dei capelli. Una causa certa dell’alopecia androgenetica è la sovrabbondante presenza di deidrotestosterone (o diidrotestosterone, in sigla DHT) nel follicolo del capello.
Il DHT risulta altamente dannoso per il follicolo: opera dapprima accorciando la fase di crescita del capello, poi provocando una progressiva miniaturizzazione del follicolo (che produrrà quindi un capello sempre più debole), fino ad arrivare all’atrofia completa e quindi alla cessazione di ogni attività produttiva.
Il DHT, è il prodotto della trasformazione degli ormoni androgeni per effetto dell’enzima 5-alfa-reduttasi.
L’ormone androgeno per eccellenza è il testosterone, un ormone prettamente maschile, ma presente anche nelle donne.
Nell’uomo il testosterone viene secreto soprattutto dalle cellule interstiziali dei testicoli (mg. 8 al giorno ca.), mentre nelle donne la secrezione di ormoni androgeni è di minore entità e proviene dalle ovaie e dal corticosurrene.
E’ inesatto definirla calvizie maschile (Alopecia Androgenetica) in quanto ne soffrono sia gli uomini che le donne : si può usare il termine calvizie androgenetica maschile per distinguerne il disegno tipico (arretramento delle tempie, calvizie del vertice) da quella androgenetica femminile caratterizzata da uno sfoltimento diffuso di tutto il cuoio capelluto.
L’alopecia androgenetica colpisce circa l’80% degli uomini, ma anche il 35% delle donne in età fertile e ben il 50% di quelle in menopausa
La trasformazione degli ormoni androgeni in DHT avviene direttamente nella ghiandola sebacea dei follicoli predisposti e non a carico di una certa zona di cute; la dimostrazione è data dal fatto che trapiantando capelli non predisposti a calvizie (presenti nelle aree laterali e posteriori del capo nei maschi) in zone dove erano ospitati capelli colpiti da alopecia androgenetica, l’attività pilifera dei capelli trapiantati continua per tutta la vita.
ALOPECIA ANDROGENETICA – I fattori scatenanti
Oltre alla presenza del DHT altre cause sembrano comunque interessare il processo di alopecia androgenetica.
Da più parti è stata avanzata la corresponsabilità dei fattori immunologici: una volta che il processo alopecico è iniziato ad opera del DHT il sistema immunitario attaccherebbe i follicoli interessati, impedendo la corretta produzione del capello.
Un altro campo su cui la ricerca sta cercando di porre rimedio è sulla diversa ricettività, riscontrata da diversi studiosi, di alcuni follicoli ai messaggi chimici del sistema biologico che regolano il ciclo pilifero.
Alopecia Androgenetica: Faq
Ecco alcune domande e risposte sull’Alopecia Androgenetica (si ringrazia la Società Italiana di Tricologia S.i.tri)
Alopecia androgenetica: maschile o femminile?
Affligge circa l’80% degli uomini, ma anche il 35% delle donne in età fertile e ben il 50% di quelle in menopausa.
A che età può svilupparsi l’alopecia androgenetica?
Nell’uomo molto presto: subito dopo la pubertà e la maturazione sessuale e non sono infrequenti casi già molto compromessi attorno ai 18-20 anni. Il fenomeno ha il suo picco tra i 20 e i 30 anni, progredisce fino ai 40-50 e poi rallenta o si ferma.
Anche nelle donne si può manifestare in giovane età, a partire dai 16-20 anni per quelle in età fertile, con una progressione lenta ma costante fino ai 45-50 anni.
Quando subentra la menopausa anche la donna che non aveva mai sofferto di questo disturbo può andare incontro a calvizie androgenetica molto pronunciata e quelle donne che già manifestavano dei problemi vedono una recrudescenza del fenomeno.
ALOPECIA ANDROGENETICA – Come si verifica?
In quali zone si presenta l’alopecia androgenetica?
Nei maschi i primi segni si presentano nei cosiddetti golfi o anse frontali (impropriamente definite stempiature) per poi colpire anche la zona apicale della testa.
In seguito il fenomeno si trasferisce anche nell’area centrale “collegando” fronte e nuca.
Nelle donne è più frequente invece uno sfoltimento della zona centrale, mentre almeno inizialmente, la zona frontale è meno interessata.
Si utilizzano solitamente due scale per descrivere la progressione dell’alopecia androgenetica quella di Norwood per gli individui di sesso maschile e quella di Ludwig per gli individui di sesso femminile.
Come si presenta l’alopecia androgenetica?
Di solito NON si presenta con un considerevole aumento del numero dei capelli che cadono e, anzi, molti soggetti diventano calvi perdendo pochissimi capelli al giorno.
Il primo segno dell’avvento di una calvizie (Alopecia Androgenetica) è l’assottigliamento progressivo dello stelo, inizialmente non apprezzabile ad occhio nudo, poi sempre pi palese.
Altri sintomi sono una maggiore probabilità da parte degli steli di spezzarsi, un aspetto meno brillante della chioma ed una più difficile pettinabilità e tenuta della piega.
Sono sintomi poco evidenti e, poichè non provocano variazioni consistenti dell’aspetto, molti sono portati a sottovalutarli, cullandosi nella speranza che prima o poi tutto tornerà come prima.
Si tratta di un grave errore, perché l’efficacia delle cure è strettamente legata alla tempestività di intervento: laddove c’erano capelli perduti molti anni prima, infatti, ci sono matrici che è difficile o impossibile recuperare.
Tutti i soggetti che presentano casi di ascendenti affetti da alopecia androgenetica (non solo padre e madre, ma anche zii paterni e materni e nonni) dovrebbero far valutare il proprio caso con un check-up che comprenda almeno il tricogramma intorno ai 18-20 anni anche se ancora non si sono evidenziati particolari problemi.
Il nonno è calvo, lo zio no, il papà in parte … e io? La predisposizione è una condanna?
Non sempre chi ha il padre calvo è destinato ad identico destino in quanto non siamo suoi cloni ma cocktail di patrimoni genetici.
Se però qualcuno degli ascendenti (genitori o nonni) ha “trasmesso” il gene dell’alopecia il destino è (quasi) ineluttabile. Quel “quasi” fra parentesi è dovuto al fatto che ogni persona possiede due esemplari dello stesso gene, provenienti uno dal padre e l’altro dalla madre. La combinazione che si realizza è spesso imprevedibile come è ampiamente dimostrato dall’alto numero di figli calvi con padri con chioma folta e viceversa.
Naturalmente se la predisposizione inizia a manifestarsi c’è un unico modo per impedire che la calvizie si manifesti: una cura iniziata ai primissimi sintomi del fenomeno.
E’ opinione diffusa che una malattia ereditaria non si possa curare, ma la medicina, per nostra fortuna, è in grado di curare malattie geneticamente trasmesse di gravità ben peggiore della calvizie. Alcuni esempi? L’emofilia A, l’ipercolesterolemia, l’ipertensione arteriosa essenziale, l’ulcera gastrica e il diabete mellito che possono essere tenute sotto controllo con terapie specifiche che consentono a chi ne soffre di vivere bene.
Un’alopecia androgenetica curata adeguatamente può essere inibita con la conseguente sensibile riduzione delle possibilità di diventare calvi.
Perchè in alcune zone si perdono i capelli ed in altre no?
Nel maschio la calvizie androgenetica risparmia le zone laterali e posteriori del capo, mentre nelle donne il fenomeno può interessare tutto il cuoio capelluto pur senza giungere mai ad una completa scomparsa dei capelli.
La ragione non va ricercata nella diversa costituzione della pelle, ma nella particolare recettorialità dei singoli follicoli piliferi. In alcuni di questi, geneticamente predisposti, scatta un meccanismo che innesca il processo alopecico, in altri no.
La prova pratica ci viene dall’autotrapianto: i follicoli piliferi geneticamente NON predisposti che vengono trasferiti nelle aree in cui sono (o erano) presenti capelli “malati” continuano a vivere per tutta la vita, dimostrando una volta di più che non si trova nella cute la causa della morte del capello, ma all’interno del suo follicolo.
Qui di seguito tutte le pubblicazioni della Società Italiana di Tricologia: http://www.sitri.it/pubblicazioni/
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