AUTOTRAPIANTO CAPELLI- LA STORIA DEL TRAPIANTO
Autotrapianto capelli è una dicitura che ormai viene utilizzata soltanto in Italia ma che vogliamo reintrodurre perché risulta ancora maggiormente conosciuta dalla maggior parte della popolazione. Ricordiamo che bisognerebbe parlare di trapianto di capelli e non di autotrapianto capelli. La chirurgia della calvizie è oggi uno dei rami della chirurgia estetica in forte sviluppo, basti pensare che nel mondo si realizzano ogni anno quasi 1 milione di autotrapianto capelli e che nel 2010 la ISHRS ha stimato in 1.8 miliardi di dollari la dimensione del mercato.
L’autotrapianto capelli è un intervento chirurgico in cui i capelli sono trasferiti dalla parte posteriore o laterale dello scalpo (area donante di capelli permanenti) ad una zona calva o diradata, frontale superiore o posteriore (chierica) dello scalpo che viene definita area ricevente. Una volta trapiantati i capelli continueranno a crescere per tutta la vita di una persona.
Il primo autotrapianto capelli fu realizzato nel 1959 a New York dal Dr.Norman Orentreich e coincise con la pubblicazione del suo studio di riferimento in cui descriveva l’intervento chirurgico e l’utilizzo di innesti di 4-6 mm.
Il Dr.Orentreinch è colui che cha inventato il concetto di “dominanza dell’area donante” per spiegare il principio basico dell’ autotrapianto capelli che fa riferimento al fatto che i capelli trapiantati, nell’autotrapianto capelli, continueranno a mostrare le stesse caratteristiche che avevano al momento della loro estrazione dall’area donatrice.
In altre parole i capelli sani che sono estratti dalla parte occipitale o temporale dello scalpo e trapiantati nelle zone calve dello scalpo continueranno a crescere nello stesso modo in cui sarebbero cresciuti nella zona donatrice.
L’entusiasmo per la scoperta distolse l’attenzione da un fattore chiave. Riuscire a far crescere i capelli non garantiva un risultato soddisfacente dal punto di vista estetico e questo era dovuto alla dimensione degli innesti nell’autotrapianto capelli che produceva il cosiddetto effetto bambola.
Fortunatamente le tecniche di autotrapianto capelli sono migliorate e la dimensione degli innesti si è progressivamente ridotta fino ad arrivare a un concetto chiave proposto nel 1995 dal Dr.Bernstein e e dal Dr.Rassman vale a dire quello di “trapianto di unità follicolari”.
Il principio è piuttosto semplice e si può sintetizzare dicendo che i migliori risultati dal punto di vista estetico nell’autotrapianto capelli si ottengono quando i capelli sono innestati nel modo in cui sono presenti in natura ovvero come unità follicolari.
Le unità follicolari nell’autotrapianto capelli
Le unità follicolari sono piccoli gruppi di 1-4 capelli presenti naturalmente in qualsiasi scalpo umano.
E’ necessario avere la sufficiente capacità per ottenere queste unità follicolari dall’area donante e un ottimo senso estetico per far si che le unità follicolari siano innestate in un modo che massimizzi l’impatto cosmetico dell’intervento di autotrapianto capelli.
Nell’autotrapianto capelli ci sono due modi di ottenere le unità follicolari dall’area donante permanente dello scalpo e questo ci permette di distinguere sostanzialmente 2 tecniche chirurgiche:
Autotrapianto capelli e tecnica STRIP
Nell’autotrapianto capelli via FUT (strip) I capelli sono estratti dalla zona di capelli permanenti posteriore e laterale rimuovendo una sottile losanga di tessuto le cui dimensioni variano a seconda del numero di unità follicolari prelevate. La ferita è suturata con filo o chiusa con graffette metalliche e una volta guarita produce una sottile cicatrice lineare.
La losanga viene posizionata sotto una serie di microscopi stereoscopici e dissezionata in moda da ottenere le unità follicolari singole doppie triple e multiple. Le unità follicolari sono poi posizionate in piccole incisioni realizzate dal chirurgo nella zona ricevente. La guarigione nell’area d’innesto e rapida e se l’intervento è correttamente eseguito non rimane nessun tipo di cicatrice nell’area trapiantata.
Autotrapianto capelli e tecnica FUE
Con la FUE nell’autotrapianto capelli, le unità follicolari sono rimosse una per una dalla parte posteriore e laterale dello scalpo utilizzando un piccolo strumento di forma cilindrica chiamato punch controllato manualmente o con l’ausilio di un robot. Il punch lascia delle piccole ferite di forma circolare nella zona d’estrazione che guariscono dopo circa una settimana lasciando delle micro cicatrici di dimensioni inferiori al millimetro.
Ci sono moltissimi tipi di punch utilizzati per l’estrazione, ognuno di questi ha i suoi vantaggi e svantaggi. Come nella FUT le unità follicolari sono posizionate in piccole incisioni che il chirurgo effettua in area ricevente.
La fase di innesto è sostanzialmente identica nelle due tecniche e i follicoli trapiantati inizieranno a produrre nuovi capelli 2-3 mesi dopo l’intervento. Il risultato finale si potrà vedere dopo 12-15 mesi.
Negli ultimi anni si è assistito alla progressiva introduzione del supporto robotico per l’autotrapianto capelli.
L’autotrapianto capelli robotico consiste nell’automatizzare alcune fasi dell’intervento FUE avvalendosi del supporto di un robot. Il sistema Artas ne è l’esempio più concreto e consiste nell’uso di un robot video guidato in grado di effettuare le estrazioni delle unità follicolari separandole dal tessuto circostante, permettendo una miglior precisione.
Anche in questo caso vi sono svantaggi e vantaggi che saranno approfonditi in altri articoli ma va ricordato che il senso estetico del chirurgo e la fase di incisione non potranno a nostro parere essere mai sostituiti da nessun robot.
Autotrapianto capelli – L’innovativa tecnica HST
L’acronimo “HST” sta per Hair Stemcell Transplantation e descrive una tecnica utilizzata nel nord Europa dall’inizio degli anni 2000.
La tecnica è il frutto della ricerca condotta da due eminenti ricercatori olandesi, il prof M.Neumann dell’Università di Rotterdam e il Dr Phd C. Gho dell’ Hair science Institut di Maastricht.
Un innesto molto piccolo, dell’ordine di 0,5/0,6 mm, viene prelevato all’interno di un’unità follicolare
nella zona donatrice; le dimensioni di questo prelievo sono del 33% inferiori di quelle degli innesti più
piccoli prelevati con altre tecniche.
La sopravvivenza di questi innesti microscopici avviene grazie ad una composizione medicamentosa
che li fertilizza.
Il tasso di attecchimento oscilla statisticamente tra il 95 e il 98%, come dimostrato da studi scientifici.
La porzione di unità follicolare prelevata e quella che resta nella zona donatrice, contengono ciascuna
delle cellule staminali pilifere. Ogni porzione di unità follicolare, in circa 9 mesi si rigenera ricostituendo in questo modo esattamente una nuova unita follicolare uguale all’unità originale. La zona donatrice si
rigenera e la zona ricevente si popola di unità follicolari clonate.
– Grazie agli innesti microscopici che sono innestati in molto ravvicinato, la densità ottenibile
è molto elevata
– Nessun bendaggio viene applicato alla fine dell’intervento perché le estrazioni microscopiche non
provocano sanguinamento.
– La guarigione è molto rapida e non si producono cicatrici.
Questa tecnica è anche chiamata “Moltiplicazione capillare”.
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